Perché vuoi che io sia come vuoi tu, quando sei venuta da me perché sono esattamente come sono?
(Mon Roi – il mio re) 

Molte volte ho sentito chiamare in causa il film “Mon Roi” per mettere in luce le disfunzioni dei narcisisti, ma ritengo sia questa l’unica affermazione su cui dovremmo fermarci seriamente a riflettere, sia chi ha visto il film che chi no lo ha visto: quell’uomo, lo hai scelto.

No, non dirlo: non vale. “Si ma lui si presentava..lui faceva..” non vale.
Non è in gara, non aiuta nel recupero.. non vale come punti a tuo favore, credimi, anzi. Serve come tenere umida una ferita sperando cicatrizzi!
E non si tratta di senso di colpa ma di senso di responsabilità: ciascuno si prenda la sua.
Sia benedetta la responsabilità, che restituisce potere sulla propria vita, sulle cose che accadono – per te, non a te. 

Provo a spiegarlo così.
Ogni azione si può immaginarla come una torta intera cui mangiano tutti i partecipanti. La torta/azione si fa a fette e a tutti i partecipanti viene data una fetta, ciascuno ce l’ha nel suo piatto e deve consumare la sua parte.

Quella parte è per lui il 100% della torta a sua disposizione. Non è di alcun interesse né di alcuna utilità sapere se uno ha 3 il 5 o il 35% della torta, nel suo piatto! “È più responsabilità sua che mia!!” Stupidate infantili.
Nessuno ti chiederà mai se hai vissuto abbastanza da Franco, se ti chiami Maria.

Quindi prendi la tua torta e pensa a te.

A cosa serve guardare quanta torta ha tizio o caio?
Ciascuno ha la sua, ciascuno può accedere al 100% della sua torta.
Puoi lasciarla? Si certo. Ma non perché qualcun altro nel suo piatto ha una fetta più grande o più piccola!! La lasci perché la tua non vuoi prenderla, gli altri con te non c’entrano.
Cosa rappresenta la torta? Quella parte che tu hai come tua responsabilità nell’evento, come cose che dipendevano da te. Come tue modalità, come tuo meccanismo personale di percezione/reazione.

Il sistema percettivo-reattivo

Il sistema percettivo-reattivo è il modo della mente di ciascun essere umano di sviluppare un autoinganno, creando una griglia di percezioni a livello cognitivo ed emotivo sue proprie e soggettive attraverso cui egli interpreta e costruisce la propria realtà personale; e dalle reazioni o tentate soluzioni – ovvero i tentativi messi in atto per risolvere la  situazione problematica – che però si rivelano fallimentari, poiché finiscono per mantenere la persona nella sua condizione  disfunzionale, invece di permettergli di uscirne.

Le tentate soluzioni diventano così scorciatoie reattive, per lo più attuate meccanicamente, ridondanti, con cui affrontiamo qualunque situazione – e che continuiamo a usare in quanto rassicuranti per il soggetto poichè le ha già sperimentate in passato, dove a volte hanno anche funzionato ma che oggi nella situazione attuale non risultano più adeguate.

Sembra l’uovo di Colombo.. ma è così: cambiato questo, cambia tutto.

Il messaggio è: guarire e scagionarsi sono due cose diverse. Non c’è un tribunale che ci sta accusando cui dobbiamo dimostrare o meno di avere colpe. Diventiamo però capaci di sopportare la responsabilità (capacità di dare risposta) delle scelte che volontariamente compiamo. Ricordando che anche con una pistola alla tempia sia ha una scelta, sempre la abbiamo, e che riprenderci potere sulla nostra vita, ci permette di fare scelte diverse solo nella misura in cui hai capito che scelte hai fatto e guidate da qualche modalità.

Non chiedetevi perché, ma come funziona che!