Non mi accadrà mai più.
Quante volte a fronte di una esperienza davvero negativa, avete detto o pensato qualcosa del genere? Ed è indubbio che questo pensiero forte sia fondato e profondamente sentito.

Purtroppo però, è irrealistico: si tratta di una illusione.
Questa illusione che la nostra mente è portata a fornire a noi stessi è un pericoloso errore di valutazione dei fattori di rischio e di suscettibilità (probabilità di essere coinvolti) a un determinato evento.

L’errore di valutazione è legato alla delega al soggetto altro da noi, della responsabilità di produrre gli elementi necessari (identici o sovrapponibili all’evento precedente) perchè noi riconoscendoli possiamo evitarli, piuttosto che all’assunzione di responsabilità relative alle nostre modalità percettive-reattive.

E’ quindi in effetti totalmente vero, sia che non accadrà mai più con una buona probabilità statistica, un evento sovrapponibile (non ci troveremo mai più o non ci metteremo mai più nelle condizioni consimili) sia che che una persona diversa dalla precedente sia per background che per modalità di comportamento, ci offra lo stesso campionario di elementi a noi già noto: cambiano troppe variabili, lo si capisce anche senza aver studiato statistica.
Ma è anche totalmente vero che quell’aggancio che ha funzionato una volta su di noi funzionerà di nuovo. In altre dinamiche in altre situazioni.. totalmente diverse.. e non saremo in grado di opporci efficacemente, proprio come la prima volta se prima non abbiamo disinnescato quello che accende la nostra , di miccia.
L’unica parte che può davvero modificare lo svolgimento e l’esito relativamente a una esperienza pregressa è il capire come ha funzionato l’aggancio che ci ha spinte (lo abbiamo scelto e accettato) ad entrare in una dinamica disfunzionale e in una relazione tossica, e lavorare su quello.
Come funziona che io possa tenere in piedi questo meccanismo di percezione/reazione?
se la percezione non viene modificata la reazione sarà sempre uguale
Cosa davvero non accadrà più? non accadrà certamente più di trovarsi nella medesima situazione.
Cosa accadrà invece di nuovo? che degli eventi simili o totalmente dissimili, aggancino in noi le stesse modalità percettivo reattive disfunzionali che ci hanno tenute vincolate all’esperienza che ci auguriamo di sfuggire.
E vi dirò..sembrerà crudele detto così..ma è auspicabile che le ferite vengano toccate di nuovo, finché non sono guarite.
E’ auspicabile perchè noi possiamo divenire una versione migliore di noi (non una più dura, più spigolosa, ma semplicemente una versione più sana), ed è auspicabile per quello che noi riusciamo così a immettere nel nostro mondo circostante (figli, amici, relazioni prossime) e che da esso in qualche modo creeranno il loro proprio sistema percettivo reattivo.
Non è tutto oro quel che luccica, e per quanto il risultato sia giustamente desiderabile, ciascuno sa che le medicine sono amare e la guarigione non è immediata: il lavoro su se stessi può essere faticoso e doloroso.. per questo si fugge nelle maniere più creative.
Di queste le più classiche sono la mancanza di tempo, la mancanza di soldi..e la peggiore: l’incaglio autoreferenziale del “lo supero da sola”. L’ultima è anche la più comune.
Si inizia a “studiare” su internet si “capiscono” e “diagnosticano” patologie e soluzioni. Strano non siamo in grado di adottare la stessa modalità col mal di denti.. forse i nostri sentimenti e il nostro cervello valgono meno di un molare, ma mentre per la psiche ci affidiamo a fai-da-te , non ci salterebbe mai in mente di infilarci un trapano in bocca per toglierci una carie nel salotto di casa nostra, neanche dopo aver visto 30 video seguito due corsi free eletto 10 libri..
Come per guarire da una malattia fisica, non perchè si hanno chiari i sintomi si evita di affidarsi a qualcuno che può aiutare, così per guarire da un disagio emotivo e interiore, di cui quel che vediamo sono l’equivalente di “tosse e dolore al torace”…serve qualcuno che capisca come funziona il processo, e che possa aiutare a disincagliare dei meccanismi.
Non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che l’ha generato.
– Albert Einstein
Cambiare mentalità non è un processo che si autoinnesca. Non possiamo farlo da soli: la mentalità che abbiamo è frutto delle esperienze che hanno composto la nostra vita, del nostro bagaglio culturale e relazionale. Cambiare visione non è qualcosa che possiamo fare da soli: gli occhi con cui guardiamo il mondo,le nostre relazioni, noi stessi, e l’idea di “come dovrebbero andare le cose” non si è formata dal nulla e fa parte di come siamo noi.
Di nuovo ci troviamo di fronte a un errore di valutazione costi-benefici: non riusciamo spesso a vedere quanto in termini di vantaggio , apporterebbe alla nostra vita un tempo dedicato a lavorare su se stessi. Ma chi lo capisce, chi investe quel tempo, si mette nella condizione in cui può rispondere in maniera diversa a situazioni diverse, a persone diverse; può disinnescare gli agganci che a quel punto riconosce, e non per la quantità di elementi e segnali consimili inviati dall’altro, ma perchè interiormente quell’aggancio su di lui non funziona più.
Non accadranno più quelle cose in nessuna modalità.
Ne accadranno altre e sarà normale perchè la vita è fatta di tanti eventi, ma si avrà anche la consapevolezza che su qualunque cosa si può apportare un cambiamento e vivere meglio.